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Il settore agricolo, su scala globale, è considerato uno dei principali emettitori di gas serra (con una stima di circa il 23% delle emissioni totali, se si considera anche la deforestazione e i cambi d’uso del suolo a fini della produzione agricola) responsabili, come confermato ormai da anni dalla comunità scientifica mondiale, dell’innalzamento della temperatura media del Pianeta e quindi del fenomeno noto come “Climate change”.

Ruolo di attore principale in tal senso è soprattutto l’agricoltura intensiva che con l’ampio utilizzo di chimica impatta in modo molto significativo sull’ambiente (consumo di suolo, deforestazione, perdita di biodiversità, inquinamento delle acque e dell’aria, ecc.) soprattutto a causa degli alti livelli di emissioni di gas serra nell’atmosfera.

Viceversa un’agricoltura sostenibile, soprattutto se biologica, è in grado di svolgere un’azione di tutela e protezione nei confronti degli ecosistemi locali e del tessuto socio-economico delle comunità che la praticano. Oltre a tutte le esternalità positive che l’agricoltura biologica genera (tutela della biodiversità, protezione del suolo e delle acque, ecc.), il bilancio delle emissioni di gas serra è quello che più di tutti valorizza l’efficacia delle pratiche.

In particolar modo questo aspetto è stato indagato approfonditamente, nell’ambito della viticoltura mediterranea, in un articolo recentemente pubblicato su JCLP, dove sono state analizzate e quantificate tutte le componenti del bilancio del carbonio:

  • i flussi di carbonio di origine biogenica del sistema vigneto (cioè assorbimenti o emissioni legati a processi naturali come la respirazione del suolo e le attività metaboliche degli organismi vegetali),
  • le emissioni di carbonio di origine antropica legate alle attività agricole prima e di trasformazione in vino poi,
  • la rimozione del carbonio stoccato nella biomassa delle piante tramite le operazioni di gestione del vigneto (potature e raccolta dell’uva) e la quota reintegrata nel sistema vigneto tramite l’applicazione al suolo del compost derivato da tali residui.

L’Azienda campione, oggetto della sperimentazione, su cui si basa l’articolo citato è proprio l’azienda biologica Trebotti. I risultati ottenuti confermano la bontà delle scelte aziendali: l’utilizzo di pratiche biologiche e sostenibili nella viticoltura è in grado di generare un equilibrio tra emissioni ed assorbimenti portando quindi ad un bilancio totale in termini di gas serra pari a zero (se non addirittura talvolta anche positivo ossia dove è più la materia organica stoccata nei suoli e nella biomassa che quella perduta come emissione di CO2).

Come Azienda biologica Trebotti sin dall’inizio ci siamo posti l’obiettivo di diventare carbon neutral in modo da azzerare completamente l’impatto che i nostri processi produttivi possono avere sul clima. Dai primi anni di attività non solo ci siamo avvalsi dell’utilizzo di pratiche biologiche ma le abbiamo accompagnate con progetti e innovazioni finalizzati a rendere sempre maggiori le nostre performance in termini di ecosostenibilità.

Le acque reflue, che derivano dal lavaggio della cantina, vengono fitodepurate naturalmente da una comunità di piante e batteri e conservate pulite nel Biolago; tutti i residui agricoli (vinacce, raspi, stralci, potature, ecc.) contribuiscono a realizzare il nostro compost aziendale che usiamo come pacciamante ammendante e antierosivo nutrendo e proteggendo la vigna senza l’utilizzo alcuno di sostanze chimiche; usiamo bottiglie ultraleggere in modo da ridurre ulteriormente la nostra carbon footprint (meno peso quindi meno materie prime e meno trasporto) e quando questo non è possibile, grazie al progetto Gocce Zero Waste facciamo il vuoto a rendere in modo di recuperare quante più bottiglie possibile dai nostri clienti a fronte di uno sconto sugli acquisti successivi.

Questi sono solo alcuni dei progetti che in 15 anni di attività abbiamo sviluppato e che ci hanno permesso di essere tra le prime aziende vitivinicole italiane a misurare e certificare la propria carbon footprint. L’obiettivo primo è quello di rispettare gli ecosistemi che ci ospitano in modo da garantire a chi ci vive un ambiente salubre e a chi consuma il nostro vino un prodotto sano e di alta qualità.

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